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domenica 30 giugno 2013

Ciao Stella Rossa ti ammireremo anche lassù


Margherita, donna controcorrente

L'infanzia della Hack a Firenze, l'atletica leggera e la bici. Gli studi. Poi Trieste e la casa a due passi dall'osservatorio. La passione per gli animali e per la dieta vegetariana. Le critiche agli ambienti accademici e al mondo della politica. I 70 anni di matrimonio con Aldo ("Il mio opposto"), che le è stato vicino sino all'ultimo 

ERA NATA in riva all'Arno nel 1922, alla vigilia della marcia su Roma. "I miei genitori mi hanno sempre lasciato libera di giocare all'aperto", ricordava Margherita Hack, la donna che a furia di liberare l'immaginazione, ma con rigore, è arrivata fino alle stelle. "Non ho fatto scoperte eclatanti, ma non me ne lamento", diceva con una lucidità e una schiettezza che invece di eclatante hanno molto, nel mondo di oggi. La Hack è morta a 91 anni, in una casa piena di gatti, nella Trieste il cui osservatorio le è stato compagno di tante avventure scientifiche insieme a quello di Arcetri, nella sua Firenze.

La possibilità di giocare all'aperto senza confini (da bambina ha abitato anche in via Centostelle) crescendo si è trasformata in libertà di pensiero, anticonformismo. "Un modo per sopravvivere alla noia e alla precarietà", spiegava. Aggiungendo con il sorriso scapigliato e l'accento inconfondibile: "Sono stata dal parrucchiere una sola volta in vita mia".  Lo shopping: "Per me è la peggiore delle condanne". E gli uomini? "A volte preferisco gli animali", rispondeva. Seguiva la dieta vegetariana per risparmiare dolore agli animali. Figli nessuno. "Dai bambini non mi sento molto attratta. Forse perché sono rimasta bambina anch'io. Meglio i gatti".

Nata a Firenze alla vigilia del fascismo da un padre protestante e una madre cattolica, Margherita Hack è diventata di sinistra e atea. "Non ho mai capito il turbamento religioso dei miei genitori, la loro preoccupazione per l'aldilà". Per l'astronoma più famosa d'Italia, la Terra è un pianeta fra tanti nell'universo e l'uomo il frutto di un'evoluzione più spinta rispetto agli altri esseri viventi.

Per arrivare fino alle stelle, Margherita Hack ha seguito un sentiero lungo. A scuola andava benino. "Ma non mi interessava eccellere. Stavo tra il sei e il sette". Era una campionessa di salto in alto e in lungo, e fino all'ultimo a Trieste si spostava in bicicletta. Dopo il liceo classico si iscrisse a Lettere. "Ma mi sembravano tutte chiacchiere". Allora virò verso l'astronomia, laureandosi nel 1945 con una tesi sulle stelle variabili. Pur passando una vita nel mondo della scienza, da buona anticonformista la Hack ha molto criticato le università. "Ci sono persone eccellenti. Ma prevale il servilismo. Gli ambienti accademici sono luoghi dell'ipocrisia dove tutto ruota intorno a un barone che si sente molto importante".

Con i luoghi della politica non è stata più tenera. Eletta alle regionali del 2005 in Lombardia fra i Comunisti Italiani, ha ceduto il suo seggio a un compagno di partito. Ottenuto l'anno dopo un seggio alla Camera, rinunciò anche a quello. Si dimise anche alle regionali del Lazio nel 2010 dopo aver vinto nelle file della Federazione della Sinistra. Fino all'ultimo invece ha fatto parte dell'Accademia dei Lincei, ed è stata presidente onoraria dell'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti.

Il marito Aldo l'aveva incontrato da bambina, sempre giocando all'aperto nei giardinetti di Firenze. Lei 11 anni, lui 13. L'incontro con suo marito lo descriveva semplicemente così: "Si andava d'accordo". Quando si rividero da grandi, iniziarono a frequentarsi: "Lui mi era indifferente. Ma non eravamo impegnati, iniziammo a uscire insieme e poi a baciarci". Lui cattolico, lei non credente. Lui studente di lettere, lei di fisica. "Un extraterrestre. Il mio opposto", lo definiva.

Ma dopo 70 anni di matrimonio (e di litigi, raccontava lei) è accanto ad Aldo che Margherita è morta. Lui oggi ha 93 anni e gli restano gli otto gatti e il cane di casa. Che l'anima oggi sia volata via dal corpo di Margherita, non lo avrebbe di certo creduto lei. L'idea di Dio le sembrava "un modo comodo" per risolvere problemi troppo complessi per la conoscenza umana. "L'anima è il software di un cervello che continua a fare continue elaborazioni, dal momento della nascita fino a quello della morte". Il paradiso in cui incontrare parenti e amici conosciuti in vita le sembrava "un'idea semplicemente consolatoria, un po' come credere alla Befana". E la morte non la spaventava più di tanto. "Quando ci sono io non c'è lei - diceva citando Epicuro - e quando c'è la morte non ci sarò io".

La Repubblica

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