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sabato 4 febbraio 2017

Ahmadreza Djalali, medico ricercatore condannato a morte in Iran - Firmiamo la petizione


Ahmadreza Djalali, iraniano, 45 anni, sposato e padre di due bambini, è uno stimato medico ricercatore nell’ambito della medicina dei disastri. Negli ultimi anni ha lavorato come ricercatore presso il CRIMEDIM, centro di ricerca in medicina dei disastri dell’Università del Piemonte Orientale, con cui ha continuato a collaborare fino al momento della sua reclusione.
Ad aprile 2016, durante la sua ultima visita in Iran su invito dell’Università, è stato arrestato e da allora è detenuto nella prigione di Evin a Teheran. È stato posto in isolamento nella sezione 209 per 7 mesi, periodo in cui gli è stato negato il diritto di essere difeso da un avvocato.  A dicembre ha iniziato uno sciopero della fame che ha aggravato seriamente le sue condizioni di salute.
Ahmadreza è ora condannato alla pena capitale con l’accusa di essere una spia e di aver collaborato con Stati nemici. Egli ha informato la famiglia di essere stato obbligato a firmare una confessione, il cui contenuto è ignoto. La famiglia è a conoscenza del fatto che le investigazioni nei suoi confronti sono legate ad una questione di sicurezza nazionale, ma non vi è nessuna prova contro di lui.  
L’esecuzione avrà luogo entro due settimane.
La comunità scientifica non accetta le accuse rivolte contro Ahmadreza, e ritiene che l’unica sua “colpa” possa essere quella di aver collaborato con ricercatori di Stati considerati nemici nel corso della sua attività scientifica, volta al miglioramento della capacità operativa degli ospedali in Paesi colpiti da disastri.
Vogliamo che Ahmadreza possa tornare dalla sua famiglia, fra i suoi amici e nella comunità scientifica.
Vogliamo difendere la libertà sua e di tutti i ricercatori che con dedizione ed impegno si dedicano al loro lavoro. 
Chiediamo con rispetto alle Autorità Iraniane l’immediato ed incondizionato ritiro delle accuse che condannano Ahmadreza alla pena di morte. 

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